martedì 17 luglio 2018

Apertura.




È un esperimento per certi versi banale, per altri azzardato, questo blog che inauguro oggi. 
La banalità è nello strumento: un ennesimo diario di un ennesimo millennial che spera di sopperire con il disincanto alla mancanza di stimoli e struttura che caratterizza la sua generazione; l'azzardo lo si può trovare nel titolo. 

Cosa vuol dire "Àpotia in Postverità"? 
Nel 1922, anno della Marcia su Roma, il grande giornalista Giuseppe Prezzolini pubblicò una lettera incendiaria sulla rivista "Rivoluzione Liberale", in cui fondava la "Società degli Àpoti" cioè "coloro che, essendo dotati di intelligenza, non voglion bere le illusioni e le bugie che fanno vivere i patiti politici". L'apota, termine coniato dallo stesso Prezzolini, diventa quindi "colui che non se la beve", un paladino dello spirito critico che in un momento oscuro della storia italiana cerca di opporsi intellettualmente al dilagare delle menzogne e della propaganda del futuro regime fascista. L'apotia, per diretta conseguenza linguistica, è semplicemente la filosofia dell'apota, cioè quella di essere al servizio solo del dubbio e della critica e di non prender mai niente per oro colato, da nessuna fonte.

Non c'è bisogno di spiegare cosa significhi post-verità. L'Oxford English Dictionary ha eletto il termine post-truth come parola dell'anno 2016, e mai "riconoscimento" fu più adeguato. La post-verità dà il nome della nostra epoca, ed è uno dei principali cancri sociali del ventunesimo secolo. La maggiore consapevolezza della psicologia delle masse ha dato a politici, influencer e agenti di marketing un potere di manipolazione agghiacciante. Il problema principale legato al dilagare di questa piaga non è solo quello di influenzare la scelta delle persone tramite menzogne ripetute fino a renderle verità, è anche quello di aver aperto a una crisi morale senza precedenti. Non trovando più da nessuna parte il Vero, si ricerca solo il Proprio. 

L'apotia in post-verità non se la passa molto bene. Gli apoti, "quelli che non se la bevono" sono regrediti a uno stadio di completa incapacità di distinguere la realtà dal complotto, e coloro i quali si sarebbero dovuti porre al di fuori del gregge sono diventati invece una massa di pecoroni pronti a incensare qualsiasi teoria complottista e/o parascientifica, non importa quanto assurda possa sembrare. Ecco quindi che ciascuno pensa di essere l'unico depositario del Vero, e qualsiasi teoria, dato, o perfino fatto, che vada contro il Proprio Vero non viene affatto ascoltato o nel migliore dei casi  immediatamente bollato come menzogna. Qual è la reazione de "l'apota" davanti un fatto che smonti le sue convinzioni? «Io non me la bevo». Ecco quindi il nostro azzardo: cercheremo di essere un blog “controcontrocorrente”, nel quale si criticherà sia la corrente (siamo pur sempre apoti) che chi va contro la corrente (non ci piacciono i nostri colleghi apoti in post-verità). È un blog in altre parole che non piacerà a nessuno, ma forse proprio per questo potrà diventare interessante. 

Abbiamo uno scopo e un sogno. Lo scopo è quello di ridare lustro agli Apoti. Non si griderà "sveglia!!!", non si dirà "a me non la si fa", non si istigherà al forcone e alla rivolta, ma piuttosto si cercherà di analizzare la realtà con sufficiente spirito critico e si cercherà di offrire cornici diverse rispetto a quelle propostaci dai nostri politici per riuscire a inquadrare  problemi e bellezze dell'Italia e degli italiani dal maggior numero possibile di punti di vista. Il sogno è quello di uscire finalmente dalla tenebrosa palude della Postverità per tornare sul sentiero, magari utopistico ma certamente più nobile, di quello della ricerca della Verità. Capirete che il blog avrà raggiunto il suo scopo quando vedrete ogni suo post smontato nei commenti dei lettori con intelligenza, cortesia e rigorosità logica.
Capirete che avrà raggiunto il suo sogno quando aprendo il link non lo troverete più.


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