venerdì 5 aprile 2019

Traudire la Patria

Se vi fate un giro cibernautico su una delle numerose pagine di stampo leghista/salviniano, e scorrete un po’ tra i commenti (vi consiglio di farlo pervia l’assunzione di un buon gastroprotettore preventivo), ne troverete ben presto almeno uno che in un italiano sgrammaticato accusa gli oppositori al presente Governo della Repubblica di essere “traditori della Patria”. La narrazione salviniana da questo punto di vista è stata decisamente efficace: non potendo presentare loro stessi come i “salvatori”, dopo 11 degli ultimi 20 anni passati al Governo insieme a Berlusconi, hanno bollato i propri avversari come i “nemici” da odiare, i Goldstein della situazione, coloro i quali desiderano solo il male per il popolo italiano. Per far ciò non hanno esitato a dare credito (o a non smentire, che in postverità significa la stessa cosa) a qualsiasi bufala, per quanto raffazzonata, per quanto complottista, per quanto al di fuori da ogni logica umana o divina, e a bollare chiunque fosse dotato di quel minimo di intelletto tale da riuscire a discernere il vero dal post-vero come un radical chic “globalista” alleato dei nemici della Repubblica. E il messaggio è arrivato forte e chiaro agli elettori della Lega: chiunque non sta con noi, è un traditore della Patria, e merita tutto l’odio che siete capaci di dare.
Questo liquame tossico asperso sulle spoglie del dibattito politico italiano è infame due volte. La prima, perché istituzionalizza il bullismo, come è stato clamorosamente evidenziato dai casi di Emma Marrone, di Laura Boldrini, perfino di un simbolo nazional-popolare come Claudio Baglioni. La seconda, perché rovescia la realtà dei fatti. Nella realtà, tradisce la Patria chi ha traudito la Patria, se mi passate il gioco di parole, cioè chi ha frainteso il concetto di patriottismo e lo confonde con il nazionalismo, senza accorgersi che tra i due concetti c’è la stessa differenza che passa tra un sospiro d’amore e un rutto alle cipolle. Se nel nazionalismo amare la Patria significa sentirsi superiori agli altri per meriti usurpati ai propri concittadini illustri (quasi mai nazionalisti anch’essi), nel patriottismo c’è un sentimento di abnegazione e sacrificio verso la propria terra totalmente assente nella narrazione salviniana. In altre parole, un patriota vuol rendere attivamente grande il proprio Paese, con il proprio sudore e le proprie lacrime; un nazionalista vuole che il proprio Paese sia grande per poter brillare di luce riflessa, ma non intende muovere un dito perché ciò avvenga. 

Lo sdoganamento dei nazionalisti da parte di Salvini è il più grande tradimento contro la Patria da parte di una forza politica al Governo che si vede dai tempi di Mussolini. Questo per più di un motivo. Innanzitutto, perché dà un riconoscimento istituzionale alla “feccia che ha risalito il pozzo” di montanelliana memoria, fino a ora costretta a brancolare nel pattume di Casa Pound, Forza Nuova et similia senza avere la più remota possibilità che i suoi deliri si potessero trasformare in progetto politico. Secondo, perché scredita totalmente i valori della cultura italiana, imprescindibile dai messaggi cristiani–che predicano concetti come l’accoglienza nei confronti di chiunque, dalla cultura latina–che sulla tolleranza delle diverse culture è riuscita a fondare un Impero, dalla filosofia illuminista occidentale–che ha reso il rispetto dei diritti umani uno dei suoi centri di gravità. Infine, perché annulla un concetto fondamentale, quello della responsabilità derivante dal privilegio; il “noblesse oblige” dei francesi, in altre parole. È fuor di dubbio che essere nato in un Paese del Primo Mondo, in una delle culle della civiltà occidentale sia un enorme, immeritato privilegio; ed è fuor di dubbio che il minimo che si possa fare è rispettarne la cultura e la Weltanschauung condivisa. Ricordando, se è possibile, che è molto difficile far rispettare la nostra identità culturale agli altri se noi stessi siamo i primi a gettarla alla ortiche.